Più di una volta, più di una persona, più o meno gentilmente o scocciata, mi ha chiesto che cosa mai cerco in un uomo. A quanto pare la mia singlitudine preoccupa amici e parenti.
Sono passati dai classici: "Vuoi cose che non esistono", o "Non sai neanche tu che cosa cerchi", al ben più folklorico: "Mo' le jamm a fabbricà a la furnace de Femminella" (tradotto: se nel mondo reale non esiste nessuno di tuo gradimento, incaricheremo uno stampino del modello di uomo da te prescelto a Femminella, titolare di una famosa fornace di Chieti e lo faremo su misura per te). Quest'ultima frase in particolare è una vita che la sento dire, giacché la fortunata autrice è mia madre... anche se non ho mai capito chi cavolo è 'sta portentosa Femminella.
Insomma, me l'hanno chiesto così tante volte, che alla fine me lo sono chiesta anch'io. E la risposta è stata sconcertante: no answer. Il vuoto. Il nulla.
Fino a ieri sera, quando, tornando a casa, ho incrociato una coppia di anziani che si godevano il fresco su una panchina, mano nella mano. Premetto che ero sotto gli effetti nefasti della sindrome premestruale, che altera le percezioni. Però guardandoli, la prima cosa che ho pensato è che dovevano averne passate veramente di tutti i colori: nell'arco di una vita chissà quante liti, quanti dispiaceri, forse pure varie corna -in caso, spero bilaterali- o qualche separazione.
Eppure, lui la guardava come se lei fosse l'ultima cosa bella rimasta al mondo. E finalmente ho capito.
Voglio una panchina.